Impact: grezzo? Sì. Irruento? Pure.

Grezzo? Sì. Irruento? Pure. La sana e robusta costituzione gli permette però di parlare forte e chiaro ogni qualvolta lo desideri. E di farsi ascoltare sempre con molta attenzione.

impact

 

 

L’Impact è certamente uno dei font che incontriamo più spesso navigando in rete. Spesso, il commento ai famosi “meme” che appaiono frequentemente nel social network utilizza infatti questo massiccio carattere: la ragione è che qualsiasi scritta realizzata in Impact ha il potere di farsi leggere perfettamente quando sovrapposta a un’immagine.

La sua origine è però antecedente all’era digitale: fu infatti brevettata nel 1965 da Geoffry Lee e immediatamente adottato da pubblicitari e designer dell’epoca. Nel ’96 Microsoft ne acquisì i diritti, lo inserì nell’elenco dei font standard per internet e quindi diffuso attraverso milioni di computer.

Brush: vive con la testa sempre tra le nuvole

Vive con la testa sempre tra le nuvole, disegna sui tovagliolini del bar ed è così sovrappensiero che nel caffè gli capita spesso di versarsi del sale.
Che ci volete fare? È un artista!

Brush

 

 

La famiglia delle font Brush è vasta ed estremamente creativa: dai logotipi che riproducono le vecchie insegne dei negozi a caratteri che reinterpretano i graffiti che appaiono sui muri delle nostre città, lo scopo comune è quello di offrire lettere, segni grafici e punteggiatura che diano l’impressione di essere realizzati a mano, utilizzando un pennello.

Il Brush è logotipo perfetto per creare titoli giocosi e divertenti, brevi frasi emozionali e loghi evocativi. Per creare piacevoli contrasti visivi o per dare al messaggio maggiore autorevolezza, si associa abitualmente a font più convenzionali.

Times New Roman: è snob, ma è il primo ad ammetterlo

Percorre le autostrade informatiche a bordo di una vecchia e comoda berlina, alimentata a solide convinzioni e opinioni incrollabili. È snob, ma è il primo ad ammetterlo. Con orgoglio.

Times New Roman

 

 

Il Times New Roman è uno dei più famosi caratteri tipografici al mondo. La sua storia è fonte di discussione tra gli appassionati: ufficialmente fu ideato da Stanley Morison nel 1931 quando il quotidiano inglese “The Times” gli commissionò un font più moderno e leggibile del vecchio Times Old Roman fino a quel momento utilizzato.

Recentemente, sono però apparsi dei documenti che attestano la sua paternità a un costruttore di barche chiamato William Starling Burgess. Un caso che avrebbe fatto la felicità di Sherlock Holmes!

Comic Sans: quello che nessuno prende mai realmente sul serio

Quello che nessuno prende mai realmente sul serio: anche se dovesse descrivere il più profondo tra i sentimenti, si sentirebbe sempre qualcuno sghignazzare in fondo alla sala.

Comic Sans

Comic Sans nasce nel ‘94 dall’intuito di Vincent Connare, un amante dei fumetti DC: il suo font, dopo essere stato scartato per la prima versione di Windows, viene incluso nel fortunatissimo Windows 95: è il successo. Comic Sans, nonostante l’aspetto sciatto e impreciso, inizia ad apparire in comunicazioni ufficiali e nelle newsletter aziendali. Lo usa la Disney, il rapper Eminem e il Wall Street Journal, appare in una moneta commemorativa canadese e nel sito web dei Black Sabbath!

Il suo uso (o abuso) ha fatto nascere veri e proprio movimenti che ne ostracizzano l’utilizzo, soprattutto in situazioni dove un minimo di serietà è d’obbligo.

 

Trajan: un antico guerriero

Come un antico guerriero, se lo convincerete che lo scopo del suo impegno è cosa buona e giusta, si getterà nella mischia senza risparmiare colpi.
Il difficile sarà poi farlo smettere.

Trajan

È uno dei font più antichi della Storia: nasce infatti circa 1.900 anni fa per mano degli scalpellini dell’Antica Roma, che realizzarono l’incisione alla base della Colonna Traiana innalzata per celebrare la conquista della Dacia da parte dell’imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano.

Il carattere viene riproposto in forma moderna nel 1989 dalla designer statunitense Carol Twombly: da allora, grazie alla sua natura classica, è utilizzato generosamente nel cinema e nell’editoria, per creare titoli di romanzi e film, soprattutto di carattere epico.

 

Bodoni: un affascinante equilibrio tra solida concretezza e voluttà sottile

Elegante e sempre a proprio agio in ogni situazione, espone con raffinata civetteria i contrasti della propria personalità, in un affascinante equilibrio tra solida concretezza e voluttà sottile.

Bodoni
La multinazionale IBM, la rivista Vogue, il marchio automobilistico Lancia, la firma Valentino e il gruppo rock dei Nirvana hanno qualcosa in comune: il loro logo, ideato utilizzando il font creato nel 1798 dal piemontese Giovanni Battista Bodoni.

Il Bodoni offre come caratteristica il forte contrasto tra lo spessore dei tratti principali e le sottili grazie, che si dispongono quasi perpendicolari rispetto al bastone: una rivoluzione rispetto a quelle rinascimentali, che si curvavano molto più dolcemente.

Per queste sue qualità grafiche, il Bodoni è considerato il primo carattere moderno.

 

Futura: educato e discreto, non è proprio il tipo da darsi troppe arie

È apprezzato da tutti per la sua precisione e per l’equilibrio. Educato e discreto, non è proprio il tipo da darsi troppe arie. Neppure se gli dovesse capitare di andare sulla Luna!

Futura

Il Futura viene creato nel 1928 dal tedesco Paul Renner, ispirandosi alle teorie artistiche sviluppatesi attorno alla scuola del Bauhaus. Basato sulle tre forme geometriche più semplici – cerchio, quadrato e triangolo – è considerato il capostipite dei font sans serif geometrici.

È un carattere pulito ed elegante, perfetto compromesso tra tradizione e modernità, ed è usato per innumerevoli progetti grafici, dal logo della Volkswagen ai cartelli delle stazioni ferroviarie in Italia. Il Futura è anche la targa lasciata sulla luna nel luglio del 1969 dopo il primo allunaggio.

 

OCR: design altamente tecnologico

Parla ai vari device – di cui fa un uso ossessivo – come fossero i suoi migliori amici. Attenzione: quando il wi-fi è sotto le due tacche è soggetto a pericolosi attacchi di panico!

OCR
Progettato nel 1966 dall’American Type Founders per conto dell’US Bureau of Standards, L’OCR (Optical Character Recognition) è il primo font pensato per essere compreso dalle macchine prima che dall’uomo.

La struttura delle sue lettere è infatti manipolata per facilitarne il riconoscimento tramite lettore ottico, operazione che ha reso più difficile la comprensione da parte dell’occhio umano.

In origine, il suo utilizzo doveva limitarsi al campo bancario ma, grazie al suo design altamente tecnologico, viene spesso usato anche in pubblicità, in televisione e nel cinema.

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Che typo sei? Old English

Ogni font ha una sua personalità, unica e immediatamente riconoscibile.
Proprio come ognuno di noi.
Quest’anno vi invitiamo a fare la conoscenza dei nostri dodici amici: forse incontrerete proprio qui la vostra “font gemella”!

Old English

Fa parte delle tribù urbane e si muove con disinvoltura lungo le segrete vie dell’underground musicale: quello che per voi è una novità assoluta, per lui è roba che manco mio nonno!

Molto amato da tatuatori, appassionati di heavy metal e seguaci dell’hip hop, l’Old English – conosciuto anche come Blackletter, Gothic o Textura – è un font la cui origine si perde nella notte dei tempi.

Utilizzato con continuità in tutta l’Europa occidentale dal 1150 fino al 1600, continua a caratterizzare la scrittura tedesca per tutto il Ventesimo secolo. Proprio sfruttando il font Textura, Johannes Gutemberg realizzò i primi caratteri a stampa mobili che gli permisero di stampare la sua leggendaria Bibbia.

Chissà cosa penserebbe il geniale tipografo vedendo questi caratteri riprodotti oggi sulle copertine di band che rispondono al nome di Motorhead, Gorgoroth e Mercyful Fate?

Che typo sei?

Vi capita di leggere sulla copertina di un DVD il titolo di un film di vampiri e sentire immediatamente i brividi correre lungo la schiena? I seriosi caratteri del vostro quotidiano di fiducia hanno il potere di rassicurarvi sull’attendibilità delle notizie? I font, quelli che una volta erano chiamati “caratteri tipografici”, sanno come accendere la nostra attenzione, sedurci o spaventarci.

Possono essere emozionanti ed evocativi e spesso comunicano idee e concetti meglio di un milione di parole. Sono ovunque, sui cartelli stradali, nei libri, nelle riviste, in rete e in televisione, alcuni arrivano dal passato remoto, altri sono figli dell’era digitale. E hanno personalità molto differenti, proprio come ognuno di noi. Benvenuti nel favoloso mondo dei font!

Vent’anni fa non li conoscevamo, ma ora ognuno di noi ha i suoi favoriti. – scrive Simon Garfield, l’autore del libro “Sei proprio il mio typo” a cui ci siamo ispirati, che poi prosegue –  I computer ci hanno trasformati in maghi dei caratteri tipografici, un privilegio che, nell’epoca della macchina da scrivere, non avremmo mai pensato di ottenere. 

 

 

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